Roma - Le numerose mobilitazioni popolari di protesta contro il progetto di estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi in Adriatico,a largo delle coste dell’Abruzzo e del vicino Molise, hanno prodotto un emendamento, recepito dal governo nella legge di stabilità, che vieta le ricerche petrolifere entro le 12 miglia dalla costa e di fatto comporta lo stop al progetto “Ombrina”.
Il progetto prevedeva la costruzione a 6 km dalla costa di una piattaforma petrolifera “Ombrina Mare” collegata ad una grande nave riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante, con perforazioni che avrebbero prodotto migliaia di tonnellate di rifiuti, soprattutto fanghi di perforazione. Le trivellazioni avrebbero comportato inquinamento delle coste ed irreparabili danni nel sottosuolo e falde acquifere ed aumento del rischio sismico.
Esultano le associazioni ambientaliste, pronte ad ogni ulteriore mobilitazione, che si sono massimamente battute contro il progetto. ”Con la presentazione di tre emendamenti – dicono FAI, Greenpeace , Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano e WWF in un comunicato - il governo fa un importante passo indietro ed ammette di aver sacrificato lo sviluppo sostenibile del Paese agli interessi dei petrolieri. Adesso si attende che gli emendamenti presentati alla Camera siano effettivamente approvati nei prossimi giorni con le ultime correzioni necessarie”.
Già nel 2012 il governo Monti aveva compiuto una intollerabile forzatura, con la sanatoria delle procedure autorizzative in corso anche per attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare che insistessero nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa istituita per legge. Ora il governo Renzi ha corretto questo errore facendo salvi solo i titoli concessori già rilasciati. Di fatto il Governo ha ammesso che queste attività non potevano essere considerate “strategiche”.
Il Presidente della Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera Ermete Realacci, commentando positivamente la notizia, ribadisce che: “la scelta del governo in risposta alle iniziative referendarie delle Regioni, è assolutamente condivisibile. Non è nell’interesse del Paese avviare ricerche petrolifere nei nostri mari in una fase che vede il crollo del prezzo del petrolio”.
C’è da ricordare, in proposito, che gli impegni assunti di recente a Parigi sul clima, prevedono l’abbandono della ricerca selvaggia ed improduttiva degli idrocarburi e che le scelte energetiche devono essere gestite con un piano mondiale che preveda la decarbonizzazione dell’economia, con un disegno organico per le energie rinnovabili.