Giallo nel caso Vitawell

Giallo nel caso Vitawell

C'era un'udienza fissata per tuffa aggravata, ora il caso potrebbe essere spostato a Milano

C'è un decreto di citazione a giudizio già firmato, ma non ancora notificato dal pm Ettore Picardi, per 6 indagati: Stefano Scarpis, Mario Visioni, Alessandro Marina, Fabrizio Basilico Sandro Sansoni e Nicola Sansoni.
C'era un'udienza fissata per il 23 ottobre, ma Scaramucci sostiene che il decreto non notificato fisserebbe la data del 15 giugno. Ora invece il fascicolo potrebbe essere trasferito a Milano.
«Ora basta, se si verificherà questa sciagurata eventualità, non rimarrò inerte a questo ennesimo sopruso – dice Mauro Scaramucci - lo devo prima di tutto ai miei figli per la verità di ciò che è accaduto. Ho appreso dai miei legali Francesco Voltattorni e Sara Pagnoni che il Pubblico Ministero dott. Ettore Picardi (erroneamente a mio avviso) avrebbe in mente di trasferire, dopo ben 4 anni e mezzo e a meno di un anno dalla prescrizione, per incompetenza territoriale, il fascicolo della vicenda alla Procura di Milano, dopo aver già fissato l’udienza per il prossimo 15 giugno dinanzi al Giudice Bartoli con un decreto firmato il 10 marzo scorso».
L'ex re del benessere ipotizza uno «scempio». «Sarebbe assicurata l’impunità agli indagati – dice Scaramucci - se il procedimento fosse trasferito a Milano per la competenza territoriale. Il reato si prescriverebbe in favore di chi ha distrutto il gruppo Vitawell e, con esso, oltre 900 posti di lavoro nonché la vita mia e della mia famiglia».
Tra l'altro, in seguito alle relazioni del curatore fallimentare di Vitawell spa, gli stessi indagati per tuffa aggravata, insieme ad altri 7 personaggi, lo sono anche per bancarotta fraudolenta.
«Ho insistito e lottato per oltre quattro anni – dice Mauro Scaramucci - con un lavoro quotidiano sui documenti ed in silenzio per rispetto degli inquirenti (la mia denuncia è del 24 novembre 2004!), per vincere il pregiudizio e le falsità delle denunce di chi mi ha rovinato. Ragioni che lo stesso Pubblico Ministero aveva già contestato agli indagati con il capo d’imputazione del 4 novembre 2008».