La storia della razza bovina marchigiana dal 1900 al 2000

La storia della razza bovina marchigiana dal 1900 al 2000

Nel 1913 molti sostenevano che la razza bovina marchigiana doveva essere soppressa

mio padre e da me, tutti Periti Agrari (fattori), di grandi aziende agricole delle Marche. Nella manifestazione zootecnica tenutasi a Fermo nel 1913, molti proprietari terrieri, allevatori e tecnici agricoli sostenevano che la razza bovina marchigiana doveva essere soppressa per sostituirla con la razza romagnola. Mio nonno si oppose energicamente sostenendo che la razza marchigiana rustica poteva essere migliorata accoppiando le vacche marchigiane con i tori romagnoli, ottenendo così la razza marchigiana gentile, a duplice attitudine (lavoro-carne). Così avvenne.
Dopo la seconda guerra mondiale, mio padre introdusse nuove tecniche sull’allevamento dei bovini di razza marchigiana a duplice attitudine, lavoro carne, iscritte nel libro genealogico, migliorando così la precocità del vitellone da carne e dei bovini d’allevo della linea “Falchetto ed Acom”. Con questa selezione si ottennero risultati eccellenti, riconosciuti ufficialmente dall’Associazione Allevatori e dall’Ispettorato Prov. Agricolo di Ascoli Piceno e nelle mostre zootecniche di Recanati nel 1952-53-54-57.
Il nostro bestiame (vitelli, vacche e tori) iscritto nel libro genealogico ha partecipato alle fiere campionarie di Milano, Bari, Verona e Macerata dal 1954 al 1960 circa.
Dopo tale data, sempre nella gestione di una grande azienda agricola, condotta a mezzadria, da me diretta, furono proseguite e migliorate le tecniche di selezione, di cui ho parlato sopra, grazie anche alla bravura e passione di molti mezzadri e veterinari. Si ottenne così una resa in carne del vitellone sotto i 24 mesi, dal 58% al 63% circa, rispetto alla precedente del 45-50% circa.
Molti bovini di questa fattoria vennero acquistati dal governo Argentino per incrociarli nelle loro razze Aberden Angus e lo Zebù. Si ebbero così miglioramenti sulla resa in carne. Detti incroci dopo qualche anno parteciparono alla mostra bovina di Macerata da me visitata.
In seguito all’eliminazione della mezzadria, dagli anno 1980 in poi, si ebbe un forte impoverimento degli allevamenti della razza marchigiana; tuttavia, grazie ad alcuni allevatori, detta razza è ancora presente in diverse zone delle Marche. Ci auguriamo che sia migliorata ed incrementata, non solo per essere competitiva con le altre razze nazionali, ma anche, in modo particolare, perché possa diventare parte importante della tipicità marchigiana in campo agricolo».