ed altri hanno messo in campo per dichiarare sbagliato, ed addirittura dannoso, quello che la passata amministrazione provinciale ha fatto.
Innanzi tutto il governo di centro destra, dunque non certo amico, conferma la correttezza dei criteri che sono stati adottati per stimare il patrimonio; criteri che non obbligatoriamente debbono essere quelli catastali come invece è stato gridato a tutti i venti;
in secondo luogo afferma a chiare note che non si può lasciare a ciascun territorio gli immobili in esso ubicati, come i soliti servitori degli interessi del Piceno hanno cercato di far credere. E questo perché occorre far riferimento alle percentuali di ripartizione del 57% per Ascoli e 43% per Fermo, fissate dalla legge 149;
in terzo luogo che ad adottare gli atti deve essere la Giunta, come è stato regolarmente fatto, e non il Consiglio, come invece si chiedeva ad arte, nella speranza di poter più facilmente alimentare confusione, scontri e strumentalizzazioni politiche, senza alcuna considerazione per le dannose conseguenze che l’ingovernabilità del processo avrebbe procurato all’Ente.
Ma, anche dinanzi ad un parere ministeriale che riconosce la bontà del procedimento, della metodologia e dei criteri adottati dalla passata amministrazione provinciale e che, dunque, non ammette repliche, si vuole continuare a giocare con questa questione.
Il paradosso è che, laddove è stato adottato il criterio territoriale, cioè per le strade e per le scuole, proprio coloro che lo hanno sempre invocato, oggi strumentalizzano un passo del documento ministeriale e dicono che quel criterio non va più bene e che bisogna applicare la percentuale del 57 e 43.
Ma costoro sanno che si è deciso che Ascolano e Fermano tenessero ciascuno le proprio strade e le proprie scuole perché c’è uno scostamento rispetto alle percentuali suddette che sfiora appena l’1%?
Sanno che questa decisione di buon senso, che anche il ministero conferma, è stata presa sulla base di soli indicatori quantitativi (lunghezza chilometrica per le strade e superfici per le scuole)?
Che decisioni diverse avrebbero significato mettere in campo anche indicatori di qualità (stato delle strade, ampiezza, stato degli edifici etc.) con indagini peritali e costi che tutti possono immaginare?
E quali sarebbero stati i tempi e con quali conseguenze sull’efficienza dei servizi? E siamo certi che una valutazione diversa da quella adottata di tipo qualitativo sarebbe stata a favore del Piceno?