Fritto Misto, un evento che nega eleganza alla città

Fritto Misto, un evento che nega eleganza alla città

Oggi c'è un'offesa alla vista e all'olfatto. Un po' di senso critico produrrebbe più sviluppo economico

L'eleganza, quindi la sobrietà, fa parte di un DNA sotterraneo che ogni persona può coltivare e quindi esaltare oppure, complici situazioni ambientali, può deprimere.
E' una dote che deve essere scoperta e “innaffiata” per farla crescere. Può essere una città, un centro storico elegante? Essendo espressione di chi l'ha costruita nel tempo, di chi la custodisce e l'accresce, è scontato che sia una sommatoria di costumi, di storia, di eleganza o bruttura, a seconda di come le generazioni, le classi dirigenti l'hanno interpretata.
Ora dirò cose che mi rimbalzeranno contro, del tipo “ ecco, si butta al macero tutto ciò che può costituire economia, ricchezza per la città”.
Sono dunque un consapevole suicida. E' guerra persa in partenza battersi per un fritto davvero misto? Si sto parlando della manifestazione “Fritto Misto”.
Non ci sarebbe contrarietà ad un evento che dalla prima edizione, sebbene già da allora doveva essere pensato diversamente, si fosse evoluto in evento elegante.
Niente di tutto questo: perdura un'occupazione pesante dal punto di vista architettonico di una parte del centro storico ascolano che non produce la visibilità dell'intera città.
Così, se da una parte si levano le critiche del parroco del Duomo, Don Baldassare, squisitamente legate ai “mercanti del tempio”, si danno contributi pubblici alla manifestazione senza pretendere l'eleganza che un centro storico come quello ascolano meriterebbe.
E non si arriva all'eleganza quando manca spirito critico e in modo acefalo tutti sorbiscono la minestra che serve il “convento”.
Chiacchiere, commenterà qualcuno. Da tempo mi batto, inascoltato, ma per questo non rassegnato, a che questa città sia apprezzata per quello che possiede nel profondo. Mi rendo conto oggi che chi ha voluto sotterrare di nuovo le vestigia romane tornate alla luce durante i lavori di rifacimento di piazza Arringo aveva ragione.
A che sarebbe servito creare delle “macchie” trasparenti con cristalli o altri materiali, un museo a cielo aperto per far ammirare dai turisti quei reperti, se poi ci costruiamo sopra un capannone da foro boario?
A che serve l'eleganza?
Facile criticare senza proporre, diranno certamente, affossare  e basta. Bene Ascoli è la città dove si propone la “Biennale del design” e nel contempo si “sposa” l'antitesi, gli Unni dell'eleganza: “Fritto Misto”, per come è pensata adesso nella sua disposizione centralizzata a piazza Arringo.
Ribadisco che non sono contro l'evento, sono contro la sua pigra realizzazione. I fatti. Poiché stiamo parlando di una manifestazione che ha una gestazione annuale ci sarebbe tutto il tempo per creare nuove strategie. Parto da un elemento olfattivo, esperienza personale ma riferita anche da molti altri: durante la manifestazione transitando sul colle dell'Annunziata per svalicare verso lo svincolo dell'Ascoli mare si è colti da un'ammorbante olezzo di fritto, quasi che in città fosse in atto una guerra chimica afgana.
A che è dovuto? Naturalmente alla disposizione della struttura centrale di friggitrici che in piazza Arringo fanno levare una “nube”, ancorché non visibile, di odor di fritto che concentrata diventa olezzo e trascinata dalle correnti non viene evidentemente dispersa.
Se non ci fosse una facile e pigra progettazione dell'evento si comprenderebbero almeno due fatti che contribuirebbero ad accrescere la qualità dell'evento: creare mini frittorie nei locali sfitti del centro città consentirebbe di realizzare un percorso alla scoperta delle rue e quindi una maggiore conoscenza del centro storico da parte dei turisti e, allo stesso tempo, non si produrrebbe una concentrazione di odori cosicché il vapore dei fritti potrebbe essere facilmente disperso.
Non invento niente, cerco di applicare nelle due condizioni alla fisica un concetto che appartiene a due maestri del comportamentismo come il fisiologo russo Ivan Pavlov eppoi lo psicologo statunitense Burrhus Skinner, più tardi. In estrema sintesi per risolvere un problema occorrerebbe frantumarlo, come nel caso di un tavolo troppo grande per uscire da una porta: basta smontarlo e farlo uscire un pezzo per volta per poi riassemblarlo altrove, invece di sbattere ripetutamente contro gli stipiti per farlo uscire tutto intero.
Dunque le soluzioni che propongo, al di là della logica, sono certamente praticabili.
Cosa occorre per realizzare questa nuova versione di Fritto Misto?
Che il Comune con la sua struttura avvii fin da ora un censimento dei locali sfitti e dialoghi con i proprietari per usarli una settimana l'anno allo scopo, che si prendano contatti con gli enti autoritativi come la Asur, e infine che si chieda ad uno scenografo o ad un architetto di pensare un evento in movimento, con musiche che prendano a braccetto i turisti e li accompagnino in questo viaggio gastronomico nella città di travertino.
C'è un humus basilare per realizzare questo progetto: un po' d'amore per la città e la sua eleganza.