considerazioni sul tema in oggetto al fine di ricondurre il dibattito sollevato su un binario di concretezza scientifica anche se ciò mi obbliga ad uscire dalla riservatezza con cui ho sempre affrontato il mio lavoro.
La biscia è un animale innocuo, comune nelle nostre campagne non diversamente dai topolini di campagna di cui essa spesso si nutre.
La biscia si muove sul territorio e in particolare nella zona della nostra scuola è stata da sempre avvistata nella parte alta della collina, a nord delle case di civile abitazione, caratterizzata da terreni incolti e presenza di vecchi muretti, come colleghi del posto e cittadini hanno testimoniato.
Gli avvistamenti di bisce natrix natrix nella nostra oasi dal 2003 non sono stati più di due;
Il primo esemplare avvistato nello stagno nel 2006 fu fotografata in quella occasione e mai più rivisto. Supponiamo che si sia allontanata a causa della presenza antropica.
Gli unici animali che gli insegnanti della scuola media hanno introdotto nello stagno sono alcuni girini portati da un alunno e 10 pesciolini rossi e 10 gambusie acquistati presso un acquario di San Benedetto.
L’inserimento delle gambusie, in particolare è stato effettuato all’interno del programma della lotta biologica alle zanzare ed ha prodotto una fortissima riduzione delle stesse. A questo riguardo allego qui la relazione che a suo tempo preparai per l’assessore all’ambiente prof. Silvestri a testimonianza dell’attenzione che la nostra scuola poneva non solo degli argomenti trattati ma soprattutto della volontà di non creare nessun problema ai vicini di quartiere, anzi di fare in modo che anch’essi potessero avvantaggiarsi della riqualificazione dell’area che prima era semi abbandonata a se stessa
Gli insegnanti non hanno introdotto bisce nello stagno né hanno pensato mai di farlo. Non sono mai state trovate uova o resti di uova di biscia in nessuna parte dell’oasi e in particolare neanche sotto o nelle vicinanze delle ceste di compostaggio periodicamente rivoltate per togliere l’humus stratificato nella parte bassa.
Quanto descritto è documentato nei lavori di presentazione in power point realizzati nel corso degli anni e finalizzati, oltre che a storicizzare le esperienze didattiche di educazione ambientale, alla partecipazione a concorsi regionali, puntualmente premiati dalle commissioni esaminatrici formate da esperti che li hanno esaminati, vagliati ed elogiati.
Tali presentazioni, che vedono coinvolti e resi orgogliosi centinaia di alunni, sono disponibili a tutti coloro che sono interessati ad acquisire elementi di conoscenza oggettiva della realtà dell’oasi.
Gli insegnanti promotori della realizzazione dell’oasi ecologica della scuola, al cui interno si trova lo stagno, dalla fase progettuale alla realizzazione alla successiva manutenzione hanno fatto riferimenti sia alle competenze esistenti al proprio interno che alle competenze di esperti esterni.
L’ultimo esperto contattato, il dott. Fiacchini David della provincia di Macerata conferma “non è assolutamente ipotizzabile che la “colpa” della presenza delle natrici sia da attribuire allo stagno realizzato dai ragazzi. Per diversi motivi: in primis le natrici, e più in generale i serpenti, devono poter contare sia su ambienti idonei per la riproduzione( cataste di legna, aree incolte, radure in boscaglie, ecc.), sia su habitat di rifugio invernale-estivo( boschi con ceppaie marcescenti, fasce riparali, pietraie, eccecc.)sia su ambienti ricchi di perede(soprattutto topi. Toporagni, anfibi e piccolipesci).
La scelta di un ambiente ottimale, e del proprio home-range, spesso non coincide con la nostra “visione ristretta” del mondo naturale: biscia+stagno = covo di serpenti: per di più la presenza umana allontana queste specie”.
Alla luce di quanto esposto ritengo che, come vuole il buon senso, il problema sollevato dal così maldestramente definito “piccolo invaso d’acqua morta”non vada ricercata nella eliminazione dello stagno né delle ceste di compostaggio né di altre parti dell’oasi ecologica ma vada più serenamente e razionalmente ricondotta all’uso di sostanze repellenti e sgradevoli per i serpenti,(innocui per gli altri animali) oggi in commercio.
Le bisce esistono sul territorio da tempi immemorabili , non ci sono evidenze che lo stagno le abbia moltiplicate, né è ragionevole pensare che la eliminazione dello stagno possa contribuire alla loro scomparsa. Ci sono state da sempre e continuerebbero a starci; ad ogni modo, gli esperti ci ricordano che l’uccisione di bisce, così come di altri animali selvatici, è proibita poiché tutelati da convenzioni internazionali.
Sia ben chiaro che da parte mia come dei miei colleghi e degli altri operatori della nostra scuola c’è il massimo rispetto e comprensione per il disagio psicologico ed emotivo causato dalle presenza della nidiata della biscia al sig. Gino e agli altri cittadini.
Capiamo come questi animali possano causare paure e stati di tensione in tante persone a causa del loro aspetto e per come i serpenti vengono spesso vissuti nell’immaginario collettivo. Se ci fosse la pur minima possibilità che l’oasi della scuola con il suo parco o il suo stagno, il suo giardino roccioso con le sue piante aromatiche, l’orto o le tre ceste di compostaggio fosse elemento di proliferazione di animali pericolosi per la salute degli abitanti che hanno la dimora al di là della Via degli ulivi a nord o di quelli che si trovano al di là della strada a sud, saremmo i primi a chiedere che tutta l’area venisse cementificata magari per un parcheggio.
Per fortuna non è così: il sacrificio dell’oasi sarebbe inutile e non cambierebbe la situazione se non in peggio. Così come fu inutile il sacrificio di Galileo imprigionato e costretto ad abiurare la teoria eliocentrica copernicana dalla Santa Inquisizione impegnata ad imporre con fervore e zelo la supremazia della propria verità.
Fra l’altro, lo stagno, con gli anni, è diventato importante da un punto di vista ambientale perché fonte preziosa, nel periodo siccitoso di varie specie aviarie, e occasionalmente d’inverno luogo di stanziamento di esemplari di martin pescatore che hanno suscitato l’interesse di esperti della LIPU.
Mi preme riaffermare che l’oasi è una risorsa che appartiene alla comunità di Spinetoli e di cui si avvantaggiano gli alunni della scuola elementare e della scuola media, creata dalla volontà di insegnanti che, mossi da motivazioni che non hanno altri interessi se non quello di ottenere i migliori risultati nel coinvolgimento degli alunni migliorando le risorse e l’offerta formativa, hanno trovato sensibile ascolto nel Collegio docenti, nel Consiglio d’Istituto, nei 4 Dirigenti che si sono succeduti da quando è nato il progetto, e nell’Amministrazione Comunale ognuno per le loro
competenze. Una positiva coesione che ha da sempre permesso il raggiungimento di risultati didattici ed educativi di qualità non solo nell’ambito della educazione ambientale.
Alla luce dell’incontro di fine agosto 2009 fra gli abitanti del quartiere e i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, alla luce degli articoli pubblicati negli organi di stampa locali e per ultimo la lettera del Sig. Schiavi Gino pubblicata sul “il Resto del Carlino” di martedì 25 maggio 2010, per il quale si può fare riferimento al commento del prof. Alessandrini, il sottoscritto, gli insegnanti che conoscono il valore didattico-educativo dell’oasi e gli insegnanti che la utilizzano come “laboratorio all’aperto”, ritengono necessario e indispensabile chiarire che sono disponibili a confrontarsi con tutti purché il confronto sia caratterizzato da modalità civili, da argomentazioni razionali e scientifiche, si rispettino gli ambiti professionali, si permetta la partecipazione di esperti esterni portatori di valide competenze e contributi che derivano da esperienze che superano la realtà locale.
Al Sindaco del Comune di Spinetoli , sig. Angelo Canala
E p.c. all’Ufficio Ambiente del Comune di Spinetoli
al Comandante della Polizia Municipale del Comune di Spinetoli
al Comando Stazione Carabinieri di Monsanpolo del Tronto
al comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno
al Corpo Forestale dello Stato Coordinamento Provinciale di Ascoli Piceno
al Comando delle Guardie Provinciali
al Dipartimento di Prevenzione della A.S.U.R. zona territoriale n. 13 di Ascoli Piceno
al Dipartimento Provinciale A.R.P.A.M. di Ascoli Piceno
agli Organi di informazione locali