Manuli, gli operai: «Non siamo carne da macello»

Manuli, gli operai: «Non siamo carne da macello»

Sono rientrati al lavoro dopo l'accordo 2009 ed ora invece sono inseriti nella procedura di mobilità

«Dopo che l’azienda ci aveva reinseriti nel 2009 - scrivono i lavoratori nella lettera -  tutti erano convinti, con una buona ventata di ottimismo di poter salvaguardare il proprio posto di lavoro come ci auspicava l’azienda, contro l’opinione di molti uccelli del malaugurio che continuavano a paventare la chiusura già da tempo. Forse tutto questo non è servito a nulla.
Nel 2009 con la firma dell’accordo ci fu il rientro di 140 operai sui 375 totali e l’usufruizione di Cigs per quelli considerati nell’area di cessazione. Dopo i recenti risvolti dove si impugnava all’azienda l’errata scelta dell’ammortizzatore sociale, constatati i fatti, l’azienda  nell’ultima riunione presso il Ministero del Lavoro del 4 agosto ha ribadito alle parti sociali che non avrebbe fatto ulteriore richiesta di cassa integrazione in deroga alla scadenza della stessa  e quindi dal 1 settembre 2011 avrebbe applicato la procedura di mobilità.
Come descritto nella stessa procedura di mobilità, l’azienda ha stilato una lista secondo i criteri di legge con la quale, alcuni nostri colleghi precedentemente in Cigs rientreranno al nostro posto. Non contestiamo assolutamente il loro rientro in quanto tutti hanno diritto di lavorare anzi siamo pienamente felici per loro,  ma diciamo tutto questo alle maestranze della Manuli, solo per  ricordare che non si può giocare sulla pelle della gente come fosse carne da macello.
Il dato di fatto è che noi 40 operai, dopo 2 anni di lavoro e la convinzione che forse qualcosa fosse stato realmente salvato, abbiamo visto svanito tutto nel giro di 3 giorni senza alcun preavviso del rischio che si stava correndo.
 Vista la situazione attuale, paradossalmente, era quasi preferibile che in quel 2009 fossimo noi in cassa integrazione incentivata, perché ora non possiamo usufruire nemmeno della stessa e nello stesso tempo avremmo avuto anche qualche flebile possibilità di "riciclarci" in altri ambienti di lavoro, come per fortuna hanno fatto alcuni nostri ex colleghi.
In merito a tutto ciò chiediamo fortemente all’azienda, alle parti sociali, ai politici e tutte le autorità competenti di fare il possibile per noi auspicando coerenza e professionalità da parte di tutti almeno per avere anche noi quel poco che sia in merito all’utilizzo della cassa integrazione.
In particolare ci riferiamo alle forze politiche che hanno avuto modo di dare solidarietà davanti ai cancelli diciamo: ora è veramente finito il tempo della promesse e pensiamo sia arrivato il termine ultimo per dimostrare come salvare dalla malasorte questo stabilimento. Noi democraticamente vogliamo restare dell’idea che la legalità e l’onestà sia premiante e confidiamo nel vostro buonsenso».