Due morti sul lavoro su tre lo scorso
anno sono state registrate nei settori delle costruzioni, della
metalmeccanica, della logistica e del commercio. Un bilancio tragico che
non si arresta, conta su sempre minori investimenti pubblici per
fronteggiarlo e si affianca all’incremento costante delle malattie
professionali, sintomo di un sistema di prevenzione ancora inadeguato.
Malattie professionali come, ad esempio, i mesoteliomi che causano più
morti degli stessi infortuni. La Uil Marche ha incontrato i Prefetti sul
territorio regionale per chiedere ancora una volta alle Istituzioni di
rendersi promotrici di azioni più incisive e condivise per interrompere
questa terribile conta che tra l’altro, nella nostra regione, annovera
un indice di gravità superiore dello 0,2% rispetto alla media italiana.
Le delegazioni di sindacalisti sono state ricevute nelle Prefetture di
Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli. Nel corso degli incontri sono
stati consegnati il Dossier sugli infortuni nelle Marche e il Focus
Amianto, realizzati dal Centro Studi e dal Coordinamento Amianto del
sindacato.
“Abbiamo chiesto che il 28 aprile non sia solo un
giorno della memoria ma il punto di partenza per una nuova stagione di
diritti, dignità e sicurezza per chi lavora. Ogni morte sul lavoro è una
sconfitta per lo Stato, per le Istituzioni e per tutta la società. Per
questo Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di dedicare anche il Primo Maggio
2025 al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro con lo slogan
‘Uniti per un lavoro sicuro’” ha detto la segretaria generale della Uil
Marche, Claudia Mazzucchelli. Nelle Marche, il trend degli infortuni
sul lavoro mostra un miglioramento negli ultimi anni, ma persistono aree
di forte criticità. Tra il 2008 e il 2013 si è registrato un calo
significativo del -32,80% degli infortuni denunciati, a fronte di un
dato nazionale fermo a -20,60%. Il risultato fu trainato da ingenti
investimenti pubblici – fino a 800.000 euro l'anno – e da una stretta
collaborazione tra Regione, Inail e altri attori della sicurezza.
Successivamente, il miglioramento si è affievolito: tra il 2014-2018 il
calo è stato solo del -6,80%, mentre nel 2019-2024 (escludendo gli anni
pandemici) si è fermato al -12,80%. A pesare è stata la scarsità di
risorse e l’assenza di una programmazione incisiva, nonostante la
presenza di competenze professionali di alto livello. L’indice di
frequenza, ovvero il rapporto tra il numero degli infortuni e la
popolazione lavorativa rivela che le Marche ha una media regionale ben
superiore alla media Italia (+2,18) con i dati più critici nelle
province di Ancona (+2,10) e Pesaro Urbino (+1,79).
Crescono
invece le malattie professionali. Nel 2024 ne sono state denunciate
7.725 (+14,08% rispetto al 2023). Il continuo andamento negativo è il
sintomo di una minore attenzione alla prevenzione, che si traduce
probabilmente in una carente azione di contrasto delle tecnopatie.
“Probabilmente - denuncia la segretaria Mazzucchelli - la malattia
professionale non è percepita, spesso per lunga latenza della patologia,
nello stesso modo in cui è vissuto drammaticamente l'infortunio sul
lavoro. Su questo tema gravi sono i ritardi del sistema istituzionale
della prevenzione a tutti i livelli, anche perché le malattie
professionali non sono solo causa di gravi e durature inabilità, ma
producono anche un numero elevatissimo di decessi, anche superiori a
quelli che avvengono per eventi infortunistici, come ad es. mesoteliomi e
altri tumori professionali”.
Per quanto riguarda l’amianto, a
oltre trent’anni dalla sua messa al bando, nelle Marche si registrano
ogni anno oltre 150 decessi collegati all’esposizione, su circa 4.400 a
livello nazionale. La nostra regione risulta tra le più virtuose nel
censimento (55% della mappatura nazionale è opera di Piemonte e Marche),
ma le attività di bonifica restano estremamente limitate. "Manca ancora
– prosegue la segretaria Mazzucchelli - il nuovo Piano Regionale
Amianto e per questo sollecitiamo un’immediata accelerazione dei lavori.
Occorre rafforzare la sorveglianza sanitaria per ex esposti e
lavoratori a rischio, oggi ancora insufficiente". Tra le proposte della
UIL Marche: aggiornamento della mappatura dei siti contaminati,
incremento dei finanziamenti per le bonifiche, creazione di discariche
di prossimità, tracciabilità dell'amianto bonificato, sviluppo di
campagne informative, e istituzione di un Comitato Regionale Amianto per
monitorare l’attuazione del futuro piano.