A come Ascoli

A come Ascoli

Il sindaco Fioravanti cinque anni fa parlava di buttare a terra tutte le scuole e di riedificarle più sicure e più moderne, ma ad oggi non c’è praticamente traccia di questo miracolo.

Le scuole sono ancora le stesse, più insicure che mai.

Parlava di asili all’avanguardia, per soddisfare tutte le esigenze di bambini e famiglie, ma tra un po' questi asili (che tra l’altro sono rimasti come prima) non serviranno più, perché nel frattempo circa 3.000 persone se ne sono andate, e tra di essi molti giovani e molte giovani coppie, e Ascoli è diventato il capoluogo del Centro Italia con il più basso tasso di natalità.

Al contrario per ogni giovane che è rimasto ci sono tre anziani e quindi la popolazione in pensione supera quella attiva.

Ci dispiace per lui, ma i party in Piazza del Popolo, lo street food che ammorba solo i residenti e la colonizzazione continua dei pochi gruppi di giovani che si formano non è e non sarà mai garanzia di rinascita e non è questo che trattiene qui le nuove generazioni, come invece farebbe il lavoro di qualità e non quello che i soliti noti ereditano dai genitori.

Le sagre spacciate per operazioni culturali non sono un efficace volano per pubblicizzare la città in chiave turistica, tanto che in regione chiudiamo la classifica delle presenze.

Anche le nuove e strombazzate iniziative di partecipazione degli ascolani alla costruzione di una nuova città, sullo stile dell’ennesimo forum sulla Carbon, fanno un po' sorridere, soprattutto noi che aspettiamo dal 2019 anche una semplice discussione in Consiglio Comunale della nostra proposta di modifica del regolamento comunale proprio in chiave partecipativa.

Chi non l’ha neanche mai voluta calendarizzare ora si fa paladino di questa pratica virtuosa, ma il gioco si scopre subito: è la legge Delrio n. 56/2014 che prevede che i comuni adottino forme di partecipazione pubblica per coinvolgere attivamente i cittadini nella definizione delle scelte strategiche. Quindi nessuna conversione spontanea.

E la sanità? Su quella che dire? Per uno che si era incatenato davanti all’ospedale per rivendicare una sanità migliore, come giustamente un sindaco deve pretendere per la sua città, il silenzio che ne è seguito equivale ad una responsabilità pesante come un macigno.

Concludendo vorremmo aiutare il sindaco uscente a risolvere un dubbio emerso ad una sua convention. Si chiedeva infatti chi fosse il suo avversario in questa sfida elettorale. Sarebbe scontato per noi rispondere Emidio Nardini, espressione di una quanto mai coesa compagine, ma crediamo che invece sia più corretto dire che l’avversario di Fioravanti è ogni cittadino che voglia una città diversa, soprattutto una città con un futuro dignitoso, anzi semplicemente con un futuro.