Vernissage sabato 17 maggio alle 18, le opere resteranno in mostra presso la Sala Cola dell’Amatrice fino al 24 maggio.
Dal
17 al 24 maggio 2025, la Sala Cola dell'Amatrice di Ascoli Piceno
ospita la mostra personale di Flavia Guerrieri, giovane artista
ascolana, intitolata "Let me live. I want to play the piano".
Un’esposizione intensa e visionaria che raccoglie diciannove opere
astratte articolate in due nuclei distinti ma complementari. “Un altro
appuntamento con l’arte – spiega il sindaco Marco Fioravanti – firmato
da un’artista ascolana. Siamo molto felici di ospitare la mostra di
Flavia Guerrieri, che arricchisce l’offerta culturale della nostra città
e permette a una giovane del nostro territorio di trovare il giusto
spazio d’espressione”.
Al centro dell’esposizione, un gruppo di
quadri dominati da rossi e neri esplora la rottura dello spartito,
inteso come simbolo dell’ordine formale. Qui la pittura diventa gesto
urgente, crepa, grido visivo. Attorno, in un movimento più lieve e
sospeso, un secondo nucleo si affida ai toni chiari per evocare una
musica interiore fatta di sussurri, memorie e lente risonanze emotive.
"Questo
percorso espositivo - afferma l'artista Flavia Guerrieri - nasce
dall’ascolto di ciò che non può essere detto. Ogni quadro è una finestra
aperta su uno stato mentale, una risonanza del vissuto, un tentativo di
catturare l’istante prima che svanisca. Non rappresenta il mondo, ma lo
spazio interiore che lo attraversa: tensioni, silenzi, intuizioni. È
una pittura che non spiega, ma evoca". A presentare la mostra anche
Carlo Bachetti Doria, critico e docente presso l’Università di Camerino e
l’Accademia Poliarte Rainbow di Ancona: “Flavia Guerrieri approccia
alla pittura astratta esprimendo il proprio stato animo attraverso un
confronto intenso, potente e al contempo raffinato, con la materia
pittorica e lo spazio del quadro. Le sue opere sono racconti emotivi,
composizioni di segni che documentano l'irruenza del gesto marcato o la
lievità di una velatura che permette la visione di altro. Un alfabeto di
grafemi o una partitura di segni sgocciolati come lacrime, il sangue
dell'anima come le chiamava Sant'Agostino, che vanno letti, o per meglio
dire "sentiti", attraverso una visione scevra da ogni preconcetto,
meditativa, il miglior modo di visitare gli straordinari paesaggi
dell'anima di Flavia Guerrieri”.
“Let me live. I want to play the
piano” è allora un’esortazione alla libertà dell’immaginazione, alla
potenza del gesto, alla fragilità dell’essere. Una mostra da abitare
come si ascolta una musica mai scritta: lasciandosi toccare, anche solo
per un attimo, da ciò che non si può afferrare. La mostra è promossa dal
Comune di Ascoli Piceno. Invitano all’evento il Sindaco Marco
Fioravanti, il critico Carlo Bachetti e l’artista Giuliano Giuliani.
Ingresso libero.
L’artista
Flavia Guerrieri ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma e si è laureata cum laude in Storia dell’arte presso l’Università di Bologna. Ha approfondito la sua ricerca alla Bauhaus Universität di Weimar e ha recentemente pubblicato il saggio "La pagina svelata. Il libro nella storia dell’arte". Attiva anche nel campo della didattica, conduce corsi di pittura per adulti e bambini con un forte interesse per l’arte-terapia.
Vernissage
Sabato 17 maggio ore 18:00
Orari
Lunedì - Sabato| 17:00-20:00
Domenica l 10:00-13:00, 16:00-19:00
Ingresso libero
Testo critico di Carlo Bachetti Doria sull’artista Flavia Guerrieri
Nel panorama della pittura astratta contemporanea, Flavia Guerrieri si distingue per un approccio intensamente emotivo e fisico alla materia pittorica. La sua opera non è solo immagine, ma esperienza, racconto intimo che si fa spazio e gesto. Guerrieri affronta il quadro come un campo di tensione, dove l’anima incontra la materia in un confronto che è al tempo stesso potente e delicato, irruento e meditativo.
I suoi lavori sono racconti emotivi che prendono forma attraverso una grammatica di segni: tratti marcati che rompono la superficie, velature trasparenti che lasciano intravedere altri livelli di senso, come se la pittura stessa respirasse. In queste stratificazioni, l’artista costruisce un linguaggio personale, un alfabeto visivo fatto di grafemi, gocce, tracce — un lessico dell’anima che si offre allo spettatore non per essere semplicemente "guardato", ma per essere profondamente sentito.
Come in una partitura musicale, ogni segno è nota di un’emozione, e il quadro si fa partitura silenziosa di un mondo interiore. Le colature, simili a lacrime, ricordano le “lacrime dell’anima” di cui parlava Sant’Agostino: tracce visibili di una presenza invisibile, il sangue emotivo che fluisce dal cuore alla tela. La pittura di Guerrieri è dunque un atto di verità, un esercizio di sincerità estrema che chiama lo spettatore a una visione libera, priva di preconcetti, capace di accogliere il silenzio, l’intensità e la fragilità che permeano ogni opera.
Visitare l’opera di Flavia Guerrieri significa immergersi in paesaggi emotivi straordinari, esplorare territori dell’invisibile dove la pittura non rappresenta, ma rivela. È un invito a entrare in uno spazio altro, in cui materia e spirito si fondono in una pratica artistica autentica, radicale, eppure sottilmente poetica.