spostò definitivamente a Pesaro in una abitazione di viale Trieste. Ebbe frequenti contatti con artisti locali per approfondire la tecnica e la conoscenza del disegno e si iscrisse al “Gruppo sindacale marchigiano artisti”partecipando a mostre ad Ancona, Padova,Roma, Firenze. Nel 1935 si diplomò presso l’Istituto d’Arte di Urbino. Nino Caffè è definito “il pittore dei pretini”,questi neri o rossi con lunghe tuniche svolazzanti e con atteggiamenti fanciulleschi sono amabili, candidi.”Il pennello di Pesaro”come lo chiamò Irene Brin, giornalista colta e titolare della galleria l’Obelisco di Roma lo definì come “colui che seppe tradurre pittoricamente la Roma dei Papi, quella di Bonifacio VIII,Celestino V, Giulio II,Pio IX,Pio XII e quella Roma fatta di cardinali, vescovi, suore e preti, scoppiettante e giocosa, tragica e caravaggesca, vegliarda e fanciullesca”. Nino Caffè ebbe una particolare predilezione per Roma ove aveva aperto uno studio in Via Gregoriana nel 1958 e qui ampliò le sue amicizie in campo artistico ed umano. Nel 1963 per motivi di salute chiuse lo studio nella capitale e ritornò definitivamente a Pesaro ove morì nel 1975 colpito da un infarto. A proposito di questa città marchigiana,l’artista in una intervista rilasciata due anni prima della morte diceva: ”A Pesaro mi ci trovo bene e non ho nessuna intenzione di andarmene, perciò hanno ragione i pesaresi quando mi dicono – sei uno di noi-“