'Cola dell’Amatrice da Pinturicchio a Raffaello', Ascoli Piceno offre al pubblico una perla rara grazie ad un artista adottato

'Cola dell’Amatrice da Pinturicchio a Raffaello', Ascoli Piceno offre al pubblico una perla rara grazie ad un artista adottato

La via Salaria torna chiave di lettura inequivocabile per la contaminazione culturale

Ascoli - Oggi, 17 di marzo, si apre ad Ascoli Piceno la mostra “Cola dell’Amatrice da Pinturicchio a Raffaello”, la terza delle manifestazioni del progetto “Mostrare le Marche”, un programma di importanti rassegne d’arte nato per volontà della Regione allo scopo di valorizzare ulteriormente il patrimonio culturale regionale nel biennio 2017/2018.

Seicento mila euro spesi bene da Regione Marche,con il contributo del Comune di Ascoli Piceno, Musei Civici di Ascoli Piceno, Anci Marche, BIM, Piceno Gas Vendita e in collaborazione con il MIBACT, Università degli Studi di Camerino, segreteria organizzativa di Artifex International.


Toverete di seguito spiegazioni artistiche, politiche, gli scopi di rilancio di un territorio grazie alla cultura. Noi vi proponiamo una gallery fotografica, ma vi assicuriamo che le immagini non rendono come guardare da 10 centimetri le pennellate dell'artista.


Direi però che questa importante mostra vale la pena di essere visitata solo per l'emozione che suscitano quelle pareti rese vive da luce che illumina, rinvigorisce,  contrasta personaggi facendo scoprire "l'invenzione" del pittore, i gruppi di personaggi creati da colori del passato riportati ad antico splendore da moderne tecniche di restauro.

Questa mostra è anche il racconto di un viandante della cultura, Cola dell'Amatrice, "con biglietto di andata e ritorno" da Roma ad Ascoli Piceno avvinto in un cordone ombelicale che è la via Salaria. Con sé un inseparabile "taccuino" ora visibile per la prima volta, ove vengono accennate vere e proprie "mappe stenografiche": personaggi appena stilizzati in gruppo nello spazio di una prevedibile tela o di una pala. 

Non sarà questa l'unica occasione per parlare dei significati di questa mostra perché nel corso della presentazione è stato detto molto dai curatori Stefano Papetti e Luca Pezzuto.

Vi diciamo solo che se non andrete a visitarla perderete un'occasione unica per tornare ad avere fiducia nel futuro se solo si prenderanno ad esempio ciò che eravamo nel passato. Questa mostra per noi rappresenta uno stimolo per avere nuove prospettive di sviluppo sociale, culturale ed economico.


Fa certo pensare la critica levata dal prof. Papetti verso la non adeguatezza di certi personaggi che sono deputati alla custodia e alla promozione di queste opere soprattuto nei cosiddetti musei minori.


In ogni caso, in questo imperdibile tour alla ricerca della bellezza entra in gioco Ascoli Piceno, una delle città più belle d’Italia, la quale possiede un considerevole patrimonio storico, artistico e architettonico, motivo per cui, da sempre, è stata meta di grandi artisti e fucina d’arte. Così accade che nel 1508 per eseguire il Polittico di Piagge giunge ad Ascoli Nicola Filotesio, detto Cola dell’Amatrice.

Cola, che ad Ascoli trova la sua seconda casa, è fra i grandi artisti che con le loro opere hanno reso particolarmente ricca l’offerta culturale della Regione. Oggi, la Regione e la città di Ascoli celebrano la sua arte a partire dall’immenso patrimonio pittorico che il Filotesio ha lasciato in città nei suoi quarant’anni di permanenza.


E’ una mostra imperdibile quella proposta dai curatori Stefano Papetti e Luca Pezzuto, che guarda alla produzione dell’artista in tutto il territorio, porta ad Ascoli per la prima volta documenti importanti di Cola dell’Amatrice, riunisce oltre sessanta opere provenienti da sedi prestigiose che tutte insieme donano una visione esaustiva del valore dell’artista. Ma la rassegna di Ascoli non si ferma alla creazione di un importante percorso espositivo e conoscitivo dell’artista e del contesto, in vista della mostra ben dieci tavole sono state oggetto di importanti indagini diagnostiche e, fra queste, sei sono state restaurate. Dunque, con la mostra si è creato uno corpus di studi sulle tecniche utilizzate da Cola con risultati importanti sotto l’aspetto scientifico e della conoscenza del maestro di Amatrice.

Non meno importante appare il percorso di Cola che nella mostra si ricompone, da Amatrice, città del Filotesio, a luoghi emblematici come l’Abbazia di Farfa lungo la Salaria, ai passaggi tra Roma e gli Appennini, a l’Aquila, Perugia, Siena, Urbino. Attraverso l’arte di Cola c’è lo scorcio importante di ciò che l’artista ha vissuto e studiato, per questo in mostra troviamo accanto alle sue opere Raffaello, il Pinturicchio, il Perugino, il Crivelli, Luca Signorelli, e ancora Pietro Vannini, Filippino Lippi ma anche, per la prima volta, il taccuino di disegni di Cola dell’Amatrice, fra cui spiccano i suoi studi su Luca Pacioli, su Leonardo, le sue riflessioni sulla stanza della Segnatura e dunque su Raffaello.



La mostra di Ascoli Piceno è occasione unica per conoscere da vicino Cola dell’Amatrice, maestro dell’arte italiana del ‘500, la cui opera, ancora poco nota, segna un contributo significativo all’arte rinascimentale italiana.


IL PROGETTO “MOSTRARE LE MARCHE”


“Le Marche sono una regione in mostra per tutto il 2018”, si potrebbe riassumere così il progetto espositivo regionale che nell’anno in corso porterà nei luoghi più affascinanti delle Marche molte iniziative d’arte. E’ un percorso imperdibile ed un vero e proprio tour alla ricerca della bellezza, nato con l’intento di far conoscere l’immenso patrimonio artistico del territorio e promuovere la riscoperta di grandi artisti che, con le loro opere, hanno reso particolarmente ricca l’offerta culturale della regione. Le iniziative che si presentano sono molteplici, e per ognuna di esse c’è già grande attesa, a partire dalla mostra che aprirà a Fermo “Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e Avanguardia, da Nicola di Ulisse ai Crivelli”, per proseguire  con “Milleduecento. Civiltà figurativa fra Marche e Umbria al tramonto del Romanico”  a Matelica, senza dimenticare le mostre già in corso, “L’arte che salva. Immagini della predicazione tra quattrocento e settecento. Crivelli, Lotto, Guercino” al Museo Antico-Tesoro di Loreto (AN) fino all’8 di aprile 2018 e “Capriccio e Natura. Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita” a Palazzo Buonaccorsi di Macerata fino al 13 maggio 2018.

Inoltre, l’autunno 2018, vedrà la mostra-evento dedicata a Lorenzo Lotto, un’iniziativa di respiro internazionale che dimostra, ancora una volta, la capacità della Regione Marche di produrre cultura.


LA MOSTRA SU COLA DELL’AMATRICE


La mostra “Cola dell’Amatrice da Pinturicchio a Raffaello”, nella prima sezione, intende affrontare il tema della formazione di Cola sulla base dei più recenti studi che hanno definitivamente riconosciuto l’importanza della conoscenza da parte dell’artista laziale delle opere di Perugino, Antoniazzo Romano e Pinturicchio: il confronto fra le prime tavole eseguite da Cola, come gli sportelli della Abbazia di Farfa che saranno esposti in mostra con un documento di recente identificato che li riferisce a lui, e lo stendardo di Perugino, le tavole di Pinturicchio e Antoniazzo Romano prestate dai musei di Rieti, di Perugia e di Siena permetteranno un efficace confronto visivo.

L’arrivo di Cola ad Ascoli Piceno nel 1508 per eseguire il polittico di Piagge costituisce il nucleo della seconda sezione della mostra: la sua attività nell’ascolano, testimoniata dalla pala già a Folignano oggi nella collezione della Banca Popolare Emilia Romagna e da quella di Campli, apriva nuove prospettive nell’ambito dell’arte locale, ancora dominata dallo stile di Carlo Crivelli e dei suoi epigoni.

Presente a Roma nel 1513 per collaborare alla decorazione della sede vescovile di Ostia commissionata dal cardinale Riario, Cola scopre gli affreschi di Filippino Lippi della cappella Carafa (del quale sarà esposto in mostra un disegno preparatorio del Museo degli Uffizi) e ne apprezza la sofisticata rievocazione del mondo classico, ma soprattutto si aggira incuriosito nella Stanza della Segnatura, realizzando rapidi schizzi degli affreschi di Raffaello raccolti nel taccuino di Cola, conservato a Fermo ed esposto alla mostra.

Il rientro ad Ascoli Piceno dopo la parentesi romana vede Cola impegnato in importanti progetti aggiornati sulla base di quanto aveva veduto nell’Urbe, come dimostra la Pala di san Vittore del 1514, la Istituzione dell’Eucarestia, il grande retablo un tempo nella chiesa di san Francesco, la “Morte della Vergine” che rientrerà ad Ascoli dai Musei Capitolini o il trittico di Force, oggi nella Pinacoteca Vaticana.

Muovendosi fra Ascoli Piceno e l’ Aquila per progettare la chiesa di san Bernardino, Cola dimostra ormai di essere un artista affermato anche nel campo dell’architettura e dispone di una bottega che lo supporta nella sua intensa attività, come attestano gli affreschi conservati nell’aula capitolare del complesso monumentale di san Francesco, dove sarà ospitata una sezione della mostra che include, accanto ad altri significativi disegni dell’artista, anche le sculture in terracotta dipinta dei suoi colleghi abruzzesi Saturnino Gatti e Silvestro dell’Aquila.

Molte delle tavole di Cola dell’Amatrice esposte in questa mostra, che fa seguito alla esposizione del 1991 tenutasi presso la Pinacoteca di Ascoli Piceno, provengono dai centri appenninici segnati dal recente terremoto, da quelle località comprese fra Lazio, Abruzzo, Marche ed Umbria dove nel Rinascimento ha avuto luogo una insospettabile fioritura artistica segnalata fin dagli anni cinquanta da Federico Zeri.

Grazie alla disponibilità di alcune importanti istituzioni museali, come la Pinacoteca Vaticana ed i Musei Capitolini, nonché di alcune prestigiose fondazioni bancarie sarà possibile rivedere per qualche tempo nel capoluogo piceno le imponenti tavole dipinte da Cola dell’Amatrice per le chiese della città e del territorio, dalle quali furono alienate nei primi decenni dell’Ottocento per essere immesse sul mercato antiquario romano da conoscitori senza scrupoli, come l’ascolano Ignazio Cantalamessa Carboni, i quali, approfittando della dabbenaggine e dell’incompetenza del clero locale, riuscirono ad acquistare per cifre modeste le opere che oggi possiamo ammirare nei più importanti musei internazionali: persino al Museo di Melbourne è esposta una tavola raffigurante sant’Elena con la croce, che faceva parte di un imponente retablo dipinto da Cola dell’Amatrice per la chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno, sfuggita alla musealizzazione delle restanti porzioni dell’opera dopo l’Unità d’Italia.

La mostra, grazie alla disponibilità della Biblioteca Comunale di Fermo, consentirà per la prima volta di ammirare anche vari fogli del Taccuino di Cola dell’Amatrice appartenuto all’ eccentrico pittore e collezionista marchigiano Fortunato Duranti (Montefortino, 1787-1863): si tratta di una rara testimonianza giunta fino a noi che raccoglie studi dalle opere di altri autori, progetti, ricette per la fabbricazione di vernici e colori, indicazioni iconografiche che danno vita ad uno zibaldone indicativo della vasta cultura di Cola e del suo modus operandi.

Le tavole di Cola dell’Amatrice presenti nei Musei Civici di Ascoli Piceno, in vista della mostra, sono state oggetto di una ricognizione diagnostica effettuata dai tecnici dello spin off “A.R.T. and Co.”, attivato dall’Università degli Studi di Camerino nell’ambito del Corso in Tecnologia per la Conservazione dei Beni Culturali che ha sede nel capoluogo piceno: attraverso la riflettografia è stato possibile rilevare le profonde trasformazioni che l’artista stesso realizzò in corso d’opera e la tecnica disegnativa da lui utilizzata. Anche i pigmenti usati da Cola non sono più un mistero e possiamo finalmente conoscere con esattezza le sostanze da lui sfruttate per dipingere i suoi capolavori. I risultati di queste sofisticate indagini, certamente fondamentali per progettare interventi di restauro più consapevoli circa i materiali che caratterizzano i dipinti di Cola dell’Amatrice, si rivelano anche un importante strumento per accertare la autografia delle molte opere che compongono il suo vasto repertorio.

La mostra intende anche mettere in evidenza l’attenzione di Cola per l’ambito della scultura , in particolare per l’attività di Saturnino Gatti e degli altri maestri abruzzesi, le cui opere in terracotta policroma dialogheranno con i dipinti del Filotesio.


I LUOGHI DELLA MOSTRA

Dalla Pinacoteca Civica, che già ospita alcuni delle opere più rappresentative di Cola dell’Amatrice, il percorso espositivo si allarga ad altri luoghi della città di Ascoli Piceno legati alla presenza del pittore di Amatrice: l’antico capitolo del complesso monumentale di San Francesco, dove da poco sono stati ricollocati gli affreschi vetero testamentari che erano stati strappati a metà degli anni Cinquanta del Novecento, ospiterà la sezione dedicata alla grafica, mentre nel refettorio del convento dell’Annunziata, oggi sede della Facoltà di Scienze dell’Architettura dell’Università degli Studi di Camerino, sarà possibile ammirare l’affresco di Cola raffigurante la “Salita al calvario”.



BREVE SCHEDA TECNICA


Orari Mostra

Apertura: dal martedì alla domenica e lunedì festivi e prefestivi

Pinacoteca Civica: 10-19

Sala Cola d’Amatrice: 11-13, 15-19


Biglietteria

-Intero mostra 10,00 €

-Ridotto mostra 6,00 €

(gruppi, over 65, soci FAI, Touring Club, FMR e soci Coop, disabili con accompagnatore)


-Ridotto mostra con coupon sconto progetto Mostrare le Marche 8,00 €

(scaricabile da eventi.turismo.marche.it)


-Intero Mostra e Pinacoteca Civica 15,00 €

-Ridotto Mostra e Pinacoteca Civica 11,00 €

Info, prenotazioni visite e attività didattiche 0736/298213


Catalogo Silvana Editore, € 25,00 in mostra


UFFICIO STAMPA: Rosi Fontana Press & Public Relations – www.rosifontana.itinfo@rosifontana.it