Washington: Incontri transatlantici sulla sorte del governo Berlusconi

Washington: Incontri transatlantici sulla sorte del governo Berlusconi

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Da Roma verso Washington

I voli misteriosi dei finiani della Farnesina (all’insaputa di Frattini)

I viaggi americani di Baldassarri e Massolo per riallacciare i contatti con l’establishment di Obama

di Mattia Ferraresi

 

Giovedì sera il presidente della commissione Finanze del Senato, il finiano Mario Baldassarri, è volato in America per un tour di cui ufficialmente non si sa quasi nulla.
Fonti della diplomazia di Washington spiegano al Foglio che Baldassarri è stato ricevuto per una cena a porte chiuse a villa Firenze, residenza americana dell’ambasciatore Giulio Terzi, con i rappresentanti di alcuni think tank; poi è volato a Houston per la conferenza dei giovani ricercatori e in questi giorni interverrà alla riunione del Consiglio per i rapporti fra Italia e Stati Uniti.

L'ambasciata italiana a Washington non è in grado di confermare la visita del senatore di Fli, ma per quanto Baldassarri sia personalmente legato all'America - si è specializzato in economia al Mit - si tratta di un viaggio ufficiale, organizzato dal Senato.
Della missione diplomatica la Farnesina non è stata informata - cosa che avviene come consuetudine - e soltanto nel tardo pomeriggio di ieri il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha parlato della cosa ad alcuni suoi collaboratori. E quello di Baldassarri non è certo l'unico movimento americano che coinvolge l'entourage di Gianfranco Fini.
Nei prossimi giorni arriverà a Washington il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, capo di gabinetto di Fini quando l'attuale presidente della Camera era il titolare della Farnesina. Anche questo viaggio - inusuale per un segretario generale che, per dirla con alcuni diplomatici, "dovrebbe occuparsi della macchina" del ministero - non era stato notificato al ministro e ieri pomeriggio Massolo ha informato personalmente Frattini a cose ormai fatte.
A Washington, il segretario generale ha in programma una serie di incontri di alto profilo, di quelli che solitamente sono appannaggio del ministro: incontrerà il potente inviato speciale americano in Afghanistan e Pakistan, Richard Holbrooke, e il sottosegretario del Pentagono, Michèle Flournoy, uno dei nomi ricorrenti per la successione dell'attuale segretario della Difesa, Bob Gates.

Infine, vedrà Elizabeth Dibble, l'autrice dei cablogrammi non molto succulenti, ma certamente rischiosi, che riguardavano Silvio Berlusconi; a causa di questi a ottobre è stata trasferita - suo malgrado - da Roma a Washington.

Elizabeth Dibble

Anche se la voce non ha sostanza ufficiale, ad agevolare quest'agenda potrebbe esserci Giulio Terzi, l'ambasciatore che quando era di stanza a Tel Aviv ha aiutato Fini (Iin duplex con Giancarlo Elia Valori, ndD) a organizzare il viaggio della svolta in Israele. Una fonte diplomatica prova a sintetizzare: "Certo, fanno tutti parte della stessa filiera". Sulla relazione speciale fra Massolo e Fini si è molto speculato, specialmente a proposito della "tentata" nomina di Francesco Corallo (figlio di un pregiudicato per associazione a delinquere) a console onorario di Saint Marteen.

I teoremi più arditi su un Fini in cerca della sponda americana per dare una spallata a Berlusconi sono caduti nel nulla, ma gli interessi del presidente della Camera oltreoceano non si sono affatto placati e gli uomini più abili del coté finiano lavorano per accreditarsi presso il dipartimento di stato, dove ai livelli medi si respira un clima di scetticismo nei confronti del Cav.

Giampiero Massolo

Una battuta di un uomo vicino a Fini rende l'idea di quanto il lavoro sia alacre: "Fini si ferma solo se lo dice Obama". Alcune fonti che conoscono la Farnesina parlano di una "spaccatura" del ministero: da una parte c'è il canale ufficiale gestito da Frattini, dall'altra c'è l'abilità trasversale di Massolo, che precipita in un'agenda diplomatica vagamente alternativa.

Come quella in scena a Washington questa settimana. Di certo può contare su un apparato fedele (quattro degli ultimi sei ambasciatori nominati sono legati a vario titolo a Fini) e sulla mediazione di Terzi; che l'ambasciatore a Washington abbia un rapporto stretto con Fini non è un mistero, ma una voce di corridoio dice addirittura che a marzo, prima delle elezioni, sia volato in gran segreto a Roma per discutere con Fini di un eventuale "dopo" che è stato rimandato a causa della netta vittoria berlusconiana.

Giulio Terzi di Sant Agata e Franco Frattini

Gianfranco Fini e Nancy Pelosi

Bacio Fini-Pelosi

Nelle stanze della Farnesina, quella di Fini alla ricerca di un'alleanza con l'Amministrazione americana è argomento di conversazione permanente. Di Fini si conoscono i buoni rapporti con l'ex speaker della Camera, Nancy Pelosi, e con il senatore John Kerry, ma non è chiaro quanto il dipartimento di stato dia credito ai segnali che arrivano ormai chiari dal suo entourage. Del resto, nonostante le distorsioni del giornalista collettivo, Elizabeth Dibble scriveva che "Berlusconi è stato la pietra di paragone della politica italiana per gli ultimi 15 anni, e tutto sembra indicare che lo sarà ancora per gli anni a venire".


 

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