Piceno zona a crisi complessa grazie alla Regione

Piceno zona a crisi complessa grazie alla Regione

C'era questa delibera della Regione Marche e quella del 7 marzo 2011 della Regione Abruzzo, le stesse “armi” giuridico-politiche che consentono oggi questo passaggio al Mise

Ascoli - Ieri, al termine dell'assemblea dei lavoratori della Prysmian sono andata ad ascoltarli mentre si decideva di revocare lo sciopero e tornare a lavoro. C'erano anche donne e i loro discorsi riguardavano mutui e famiglia.


La decisione di mettersi a disposizione dell'azienda non è stata presa a cuor leggero con la notizia, tra l'altro, della decisione irrevocabile di chiusura dello stabilimento arrivata da Roma. Intanto però si torna a prendere lo stipendio, che non è poca cosa.


La tenda del presidio resta comunque li e se le cose non dovessero andare per il verso giusto è sempre pronta ad accoglierli di nuovo.

Ma da quel che dicevano i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil occorre guardare il bicchiere mezzo pieno e la politica, questo è sempre stato il mio impegno, deve riempirlo con la sua spinta quel bicchiere in modo da far tornare serena la prospettiva di queste e di altre famiglie.


Ora qualcuno dice che la Regione Marche non ha fatto la sua parte.

Eppure ci sono atti formali ben precisi che se non fossero stati adeguati non avrebbe consentito al ministro Federica Guidi di impegnarsi, durante il Tavolo Prysmian, a firmare da qui a pochi giorni il decreto di riconoscimento della situazione di crisi complessa per il Piceno. Mi riferisco alla delibera n. 436 del 4 aprile 2011. Non occorrevano, come qualcuno sostiene, tavoli istituzionali interprovinciali.


Oggi c'è questa dimostrazione: se la politica a livello nazionale nel 2011 avesse fatto il suo oggi non saremo in questa situazione. C'era questa delibera della Regione Marche e quella del 7 marzo 2011 della Regione Abruzzo, le stesse “armi” giuridico-politiche che consentono oggi questo passaggio al Mise. La domanda è: quanto tempo si è perso? Quante situazioni negative si potevano evitare?

E nel guardare il bicchiere mezzo pieno c'è da pensare che quando si parla di reindustrializzazione il ministro Guidi e la stessa Prysmian, che rinuncia a 32 milioni di euro di finanziamento al sud, abbiano magari pronto un imprenditore che acquisisca stabilimento e lavoratori. E' il punto sul quale lavorerò mentre in questi giorni il sindacato avvierà da subito le trattative con l'azienda per verificare che proprio sulla reindustrializzazione Prysmian voglia mettere risorse e il Ministero a sua volta abbia ammortizzatori o altro da aggiungere.